Gli Specchi deformanti dei PiCello Bros. fra Beethoven, Schnittke e Molinelli

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Il ritorno in duo dei fratelli Francesco e Angelo Pepicelli, dopo un’assenza decennale dalle sale da concerto in questa formazione, si realizza con un nuovo progetto, PiCello Bros., caratterizzato da tre proposte di programmi molto originali, il primo dei quali vede l’esordio il 17 marzo all’Auditorium di San Domenico di Foligno per la Stagione degli Amici della Musica.

Questo programma, intitolato Specchi deformanti, mette a confronto nelle due parti del concerto Beethoven e Schnittke, presentando due novità nella seconda parte: la prima esecuzione in Italia della Seconda Sonata per violoncello e pianoforte di Alfred Schnittke e la prima esecuzione assoluta di un pezzo di Roberto Molinelli, ispirato allo stesso Schnittke e commissionato dagli Amici della Musica di Foligno e di Modena.

Il programma si apre con la Romanza in Fa maggiore per violino e orchestra di Beethoven nell'inusuale trascrizione ottocentesca di Grützmacher, che trova alla fine del concerto il suo alter ego contemporaneo nella composizione di Molinelli “Presenze riflesse”. Si tratta, secondo lo stesso autore,  di un «omaggio al brio creativo dell’eclettico e raffinato compositore di musica contemporanea Alfred Schnittke, attraverso un viaggio suggestivo ed emozionante di suoni che raccontano storie ed immagini, ricreando una sorta di colonna sonora a lui ispirata, dove il genere cinematografico fu una delle chiavi di svolta che gli consentì di avvicinarsi a ciò che definì "Lo scopo della mia vita è unificare musica colta e leggera, anche se per farlo dovessi rompermi l'osso del collo”. La sua grande attenzione verso la musica applicata gli fece adottare nella sua carriera, dopo il serialismo a lui ispirato da Luigi Nono e l'immancabile onnipresente influenza subita da Shostakovich, anche una cifra polistilistica spesso molto vicina ai grandi compositori per film come il nostro Nino Rota».

Al centro del programma si specchiano la Seconda Sonata di Beethoven, intensa e per molti versi rivoluzionaria, scritta nel 1796, e quella di Schnittke, scritta nel 1993-1994, anch’essa rivoluzionaria, caratterizzata da un significativo polistilismo: cromatismo, rimembranze settecentesche, l’ombra di Shostakovich, ma anche di Bach, una profondità che parte dalla materia e vola in alto attraverso lo spirito.

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