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L'omaggio all'Ucraina di Anastasiya Petryshak a 2 anni dall'inizio della guerra

«Un omaggio alla terra dove sono nata e un messaggio di speranza e resilienza in questi tempi difficili». Anastasiya Petryshak in questo intenso e suggestivo video interpreta "Carpathian Rapsody" di Myroslav Skoryk alla Cascate di Rheinfall, in Svizzera. È la stessa violinista ucraina a parlarci di questo brano.

Anastasiya Petryshak, violino - Lorenzo Meo, pianoforte

Il pezzo che esegue nel video è pressoché sconosciuto in Italia: ce ne può parlare?
«Carpathian Rhapsody è un brano di Myroslav Skoryk, di ispirazione folcloristica e riflette le caratteristiche principali dello spirito dell'Ucraina dell'ovest. In questo pezzo Skoryk prende spunto anche dalla musica ungherese, con la nota all'inizio del brano: “nello stile di Franz Liszt”.
Il brano è pieno di contrasti e caratteri diversi. La struttura del brano prevede tre parti principali: lento/veloce/lento. Si nota un senso di spontaneità e di completa libertà musicale. La parte lenta è di carattere drammatico e libero, riflette la musicalità tipica della regione dei Carpazi. La sezione veloce di questa Rapsodia è basata sulla musica da ballo tradizionale con enfasi sui ritmi deboli, si tratta di una raccolta di danze popolari ucraine, classificate come danze Hopak. È consuetudine che l'Hopak inizi lentamente e poi acceleri. Originariamente solo gli uomini ballano all'inizio di questa danza poiché storicamente è una danza di soldati e combattenti, conosciuti anche come cosacchi zaporoziani. Nella sua versione moderna, la danza Hopak utilizza personaggi femminili per simboleggiare madri, mogli e figlie che aspettano con amore e pazienza il ritorno dei loro uomini e che iniziano a festeggiare e ballare quando la famiglia è finalmente riunita. In questa parte più veloce del pezzo possiamo ascoltare anche altre danze ucraine come Khorovod e Kolomeyka».

È un lavoro che esegue spesso in concerto?
«Sì, spesso suono questo brano come bis oppure come parte di altri brani di Myroslav Skoryk. Un brano versatile che si può eseguire anche in versione con orchestra. Skoryk ha anche composto tantissimi Concerti per violino e orchestra ed essendo della Scuola di Lviv sento la sua musica molto vicina alla mia visiona musicale».

Il video è l'anticipazione di un prossimo progetto discografico? Com'è nata l'idea del video (sappiamo che ne ha girati già diversi altri) e la scelta di questo posto particolare dove girarlo?
«In realtà non è stato pensato come tale, l'idea è nata dopo aver visto le cascate Rheinfall in Svizzera. Ho subito sentito una forte sensazione, sono stata trasportata di vent'anni indietro provando le stesse emozioni di quando ero bambina. Abbiamo spesso fatto escursioni con la mia famiglia andando a visitare le famose cascate di Yaremche in Ucraina. Rheinfall mi ha subito ricordato quelle cascate e soprattutto tutta la mia infanzia e le gioie di bambina vissute crescendo in Ucraina. Queste mie memorie sono ovviamente collegate alla musica ucraina e Skoryk è un compositore per me importantissimo e la sua musica mi ha accompagnato durante tutti gli anni della mia vita musicale. È stato uno dei primi compositori che ho suonato e la sua musica mi è stata vicino in tutte le mie età facendomi crescere. Suonare Skoryk per me è tornare alle mie radici.
Ho pubblicato il video il 24 di febbraio per il triste anniversario dell'invasione in Ucraina, due anni di guerra. È un omaggio alla terra dove sono nata e un messaggio di speranza e resilienza in questi tempi difficili. Il video ha accompagnato il mio concerto benefico per la TulSun Foundation a Marbella in Spagna il 22 febbraio per supportare i bambini orfani della regione di Kiev».

Che sensazioni hai avuto durante le riprese alle cascate?
«È stata un'emozione forte quella di suonare immersa nella natura, con la potenza dell'acqua e l'accompagnamento speciale delle cascate. Ho voluto le immagini con il drone proprio per poter esprimere questa forza della natura e riprendere tutte queste sensazioni provate condividendole con le persone che vedranno il video».


Foto: Pascal Wasinger