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Torino, Janine Jansen all’Unione Musicale rivela l’incanto di Brahms dai mille colori

di Lorenzo Montanaro

Janine Jansen rientra da tempo nel novero di quegli artisti che non hanno bisogno di introduzioni. Enumerare premi vinti, collaborazioni stellari ed esibizioni nei più celebri templi consacrati alla classica rischierebbe di essere superfluo. Che sia tra le star mondiali del violino è un fatto. E lo è da un paio di decenni. Si possono dunque comprendere l’attesa e la gioia che hanno accolto la notizia del suo concerto, in duo con il pianista Sunwook Kim, per la Stagione dell’Unione Musicale di Torino. Mercoledì 6 novembre il salone del Conservatorio era gremito. Tra il pubblico, gente di ogni età, dai giovanissimi agli appassionati di una vita.

La violinista olandese non ha deluso le aspettative, ma ha confermato la sua straordinaria duttilità, capace di vestire tanto i panni della solista sfolgorante, quanto (come in questo caso) quelli della raffinatissima e sensibile camerista. Il programma era quasi interamente dedicato a Brahms, con le tre Sonate per violino e pianoforte op. 78, op. 100 e op. 108 (va detto che i due interpreti hanno scelto di presentare le opere in un ordine diverso, eseguendo per prima la n. 2). Parliamo di tre Sonate “sorelle”, unite (specialmente le prime due) da solidi legami. Non capita spesso di poterle ascoltare in un unico concerto, e suonate da musicisti di tale valore.

In questi lavori il violino viene chiamato a mettere tra parentesi le arditezze virtuosistiche per interpretare invece le infinite sfumature della tenerezza, con una gamma affettiva di derivazione liederistica, che spazia dalla speranza alla malinconia, dalla pace più profonda agli accenti di un’ironia sottile. Fa fede il pensiero, sempre autorevole, di Hanslick, che, in particolare nell’op. 78, vedeva un diario segreto anziché un lavoro da eseguire in pubblico. Qui, più ancora che in altri lavori brahmsiani, si intravede, evocata in filigrana, una figura femminile, quella di Clara Wieck Schumann (dedicataria delle prime due Sonate), che, come noto, del compositore fu grande estimatrice, ma anche intima amica, in un rapporto durato decenni, complesso quanto affascinante, fatto di confidenze e affinità profonde, pur se tra qualche incomprensione. Ma soprattutto (e questo è per noi l’aspetto più interessante), un legame nel segno della musica. In effetti, durante il concerto, la figura di Clara è stata ben più che una presenza in controluce, visto che sono state eseguite anche le sue Tre Romanze per violino e pianoforte op. 22, brani sempre in equilibrio fra meditazione e struggente lirismo.

È dunque sul terreno dell’intensità emotiva che si è giocata, quasi per intero, la partita. E il duo Jansen - Kim ha dimostrato di avere la stoffa per vincere. Straordinaria, in particolare, la violinista, nel modellare il timbro del suo Stradivari come fosse argilla sotto le dita, materia mobile e fluida. Così ecco, a tratti (come, nel finale dell’op. 108) un suono poderoso e squillante e, in altri casi (ad esempio nello splendido Adagio dell’op. 78, quasi una preghiera) un suono caldissimo, struggente, come sostanza dolce e liquorosa, altre volte ancora, in certi pianissimo, un timbro di una chiarezza siderale, come proveniente da altri mondi. Una magia. Bella anche l’intesa con il pianoforte, in una perfetta fusione dei pesi sonori.

Questa grande mobilità ha permesso agli interpreti di restituire appieno le infinite sfaccettature dell’opera brahmsiana, rivelando la perenne dialettica tra l’afflato romantico e quella chiarezza architettonica erede di Bach e del classicismo viennese. Il concerto ha letteralmente magnetizzato il pubblico. A fine serata, quello che ha accolto i due artisti, più che un applauso è stato un boato come se ne sentono raramente.

Unione Musicale, Torino
6 novembre 2024


Fotografie di Luigi de Palma