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Vengerov il travolgente incanta il pubblico dell’Unione Musicale

di Lorenzo Montanaro

Esistono, per ogni luogo, riti, codici, regole non scritte. I frequentatori di sale da concerto ben sanno che una Sonata è da considerarsi come un corpo unico, suddiviso in sezioni. Ergo, non si applaude tra un movimento e l’altro, ma solo a fine opera. E se qualche malcapitato, per inesperienza o perché preso dall’entusiasmo, si azzarda a contravvenire, viene di solito punito con occhiatacce e veementi “ssssss!!” da parte dei vicini di poltrona. Ma, si sa, per ogni buona regola esistono buone eccezioni. Avere sul palco un signore che si chiama Maxim Vengerov è senza dubbio una buona eccezione. Così, alla fine dello Scherzo della Sonata n. 2 di Prokof’ev, è partito un applauso talmente istintivo, spontaneo e corale da coinvolgere anche i più strenui paladini del “battimani consapevole”. Troppo contagiosa era l’energia che si sprigionava dal palco. L’immagine magari sembrerà un po’ infantile, ma in certi momenti di stupore non si può far altro che tornare bambini. In più punti, durante l’esecuzione della Sonata di Prokof’ev, la sensazione era quella di trovarsi a bordo di un mezzo (magari una slitta, giacché parliamo di un artista nativo di Novosibirsk) lanciato a tutta velocità lungo un pendio ghiacciato e irto di ostacoli, fra slalom arditi e passaggi millimetrici. E in tutto questo, non provare il minimo affanno, ma, anzi, divertirsi un mondo e pensare “tranquilli, alla guida c’è Vengerov”. Il controllo era assoluto, unito a una chiarezza espressiva altrettanto stupefacente, capace di trascolorare, in pochi istanti, dall’ironia acrobatica dello Scherzo alla morbida malinconia dell’Andante, per poi riaccendere il fuoco nel finale Allegro con brio.

Il celebre violinista russo-israeliano si è esibito a Torino, lo scorso 26 marzo, per la stagione dell’Unione Musicale, in duo con la pianista Polina Osetinskaya, onorando un’intesa artistica che dura da anni, nel nome di un equilibrio e di un affiatamento consolidatisi nel tempo. Entrambi i musicisti vantano esordi da enfant prodige e una carriera ai massimi livelli. Già ospite sotto la Mole nel 2018, il duo è tornato a incantare il pubblico torinese, in una delle due sole date italiane previste per la prima metà del 2025.

Il programma contemperava virtuosismo e intimità emotiva, abbracciando un arco temporale vasto. La prima parte della serata, tutta dedicata a Prokof’ev, si è aperta con le Cinque melodie op. 35bis, originariamente concepite per voce e pianoforte, poi trascritte per violino. Ed era davvero una voce umana, ora sommessa, ora vibrante e caldissima, quella che Vengerov cavava dallo Stradivari “ex Kreutzer”, facendo emergere le mille sfumature di brani tanto complessi nella loro apparente essenzialità. Poi la Sonata in Re maggiore op. 94 bis, di cui qualcosa si è detto. Opera che mette in luce la freschezza inventiva e la vena ironica del compositore sovietico, fu inizialmente destinata al flauto e poi trascritta per violino su invito dell’immenso David Ojstrach. Il duo Vengerov-Osetinskaja l’ha affrontata con una brillantezza capace di sorprendere.

Non meno affascinante, la seconda parte del concerto si è aperta con una chicca schubertiana, la Sonatina n. 3 in Sol minore D. 408, scritta da un compositore non ancora ventenne, fortemente debitrice dei modelli mozartiani e beethoveniani, eppure già pervasa di una sensibilità nuova, molto ben sottolineata dal violino, che ha saputo far emergere la vena romantica innestata su un impianto classicista. Infine, la Sonata n. 3 in Mi minore op. 108 di Brahms, con la sua continua vena inventiva e la sua climax ascendente di emozioni, terreno ideale per due artisti di grande cuore, che non si risparmiano.

L’affetto del pubblico, espresso a più riprese da uno scroscio di applausi, è stato ricambiato con ben quattro bis: prima tre imprescindibili perle kreisleriane, Schön Rosmarin, Liebesleid e Liebesfreud, poi una trascrizione della celebre Variazione n. 18 dalla Rapsodia Paganini di Rachmaninov. A fine serata, l’impressione era senz’altro quella di un concerto memorabile.

Fotografie di Luigi De Palma - © Unione Musicale 

Unione Musicale
Conservatorio di Musica "G. Verdi", Torino
Mercoledì 26 marzo 2025